Poche settimane fa, sfogliando un vecchio numero di AD sulla Puglia, mi sono letteralmente innamorata di un giardino pensile, un enorme foto su due pagine, scandito da colonne ottocentesche. Il giardino di Casa Vestita, nel quartiere delle ceramiche, a Grottaglie. Casa Vestita è la casa di Mimmo Vestita, ceramista da generazioni.
Solo pochi giorni dopo aver sfogliato AD ho ricevuto un email dall’ufficio stampa di casa Vestita: mi invitavano a pubblicizzare una mostra, curata dall’archeologo Simone Mirto, tenuta proprio nella casa di cui mi ero innamorata. Daniela, la mia gentilissima referente (e gentilissima non rende la sua disponibilità e il suo entusiasmo), mi ha invitata a visitare la casa.
Come rifiutare? Ci sono andata di corsa, accolta da Mimmo Vestita, un uomo semplice, dallo sguardo duro ma di una disponibilità infinita. Mi ha guidata in un viaggio meraviglioso, fatto di cultura, della nostra cultura, spesso dimenticata o solo sconosciuta, ma soprattutto, fatto di una immensa passione che Mimmo Vestita sprigiona nel suo lavoro e nel raccontare al visitatore l’amore per la sua casa, per le sue origini, per quella calma e tranquillità che solo la natura può trasmettere. Il resto sono queste bellissime foto ( ma credetemi non rendono l’emozione che suscita vedere questi luoghi dal vivo) e la mostra che dal 1° agosto al 1° settembre vi permetterà di scoprire un angolo di paradiso e la storia della ceramica da fuoco in Puglia.
Dopo le foto, se volete, tanti dettagli su quello che potrete visitare.
Dal primo Agosto pressi casa Vestita in mostra ‘Cotture, ceramica da fuoco in Puglia’: più di cento manufatti d’argilla rossa di diverse forme, ceramiche utilizzate nel corso dei secoli per la cottura degli alimenti. Quartaredde, tiedde, tieste, ciùcculatere, cùcume e un raro alambicco.
Saranno più di cento i prodotti artigianali antichi protagonisti del percorso espositivo, in diverse forme ceramiche, tutte utilizzate nel corso dei secoli per la cottura degli alimenti. Gli spazi quest’anno si arricchiscono, estendendosi all’interno delle antiche cisterne.
Quartaredde, tiedde e tieste di diverse dimensioni e mai uguali, utilizzate in passato per la cottura delle tipiche pietanze pugliesi, ciùcculatere e cucume adoperate per i decotti e per la preparazione del caffè d’orzo, fraceri ordamentali per riscaldare gli ambienti domestici durante l’inverno e un raro alambicco in argilla; saranno questi alcuni degli oggetti che il visitatore potrà incontrare all’interno della mostra. Un ruolo di primaria importanza sarà invece dedicato alla pignata, regina delle pentole pugliesi utilizzata per la cottura dei legumi secchi e delle classiche fave.
Una preziosissima raccolta, importante più che per il suo valore artistico per la rarità dei manufatti. La ceramica da fuoco, infatti, non è stata mai oggetto di collezionismo poiché una volta usurata veniva rotta, riutilizzata per scopi edili o gettata via, a volte all’interno di quei butti (grandi pattumiere domestiche) che ci hanno restituito l’esemplare rinascimentale esposto in mostra.
L’argilla rossa sarà il filo conduttore, quella materia estremamente resistente al fuoco ed agli sbalzi di temperatura che l’uomo ha plasmato fin da tempi remoti e che gli ha permesso di raggiungere una tappa fondamentale per la sua evoluzione: la cottura dei cibi. La ceramica da fuoco, nata per soddisfare un necessità primaria, diede così inizio nella preistoria all’arte ceramica.
Una produzione strettamente funzionale ma che, come tutta la ceramica popolare grottagliese, custodisce un enorme gusto intrinseco. Il pignataru, ceramista addetto alla realizzazione di ceramica da fuoco, infatti, dopo aver realizzato il manufatto al tornio, gli conferiva comunque una forma elegante e, staccandolo con un filo di ferro dal tornio, ne arrotondava sapientemente gli angoli vivi alla base, in modo che il suo aspetto non fosse mai spigoloso, ma sempre delicato e gentile. Nell’ambito della mostra sarà possibile visitare la chiesetta rupestre con i suoi affreschi databili tra il XII e XIV secolo.
Potrete anche pender parte a diverse manifestazioni gastronomiche collaterali che si svolgeranno nell’ambito della mostra, in collaborazione con realtà di carattere locale e nazionale.”